L’eredità dei Ghunter
Ovvero Razza padrona.
Esistono eventi tanto improbabili da apparire impossibili. Eventi che in un primo momento sembrano chiedere di non essere narrati, per una sorta di pudore verso un racconto che potrebbe sminuire o perfino offendere il loro carattere fiabesco.
Insomma un magnate di origine tedesca, assecondando l’ultimo desiderio espresso prima di morire dalla moglie ha nominato unico erede il fedele Ghunter, il solo essere amato con eguale intensità dai due coniugi, unico erede di una fortuna stimata alcuni miliardi di euro.
Voglio rivelare immediatamente che Hunter altro non è che un magnifico esemplare di pastore tedesco che, rimasto solo al mondo, è stato affidato dal testamento a un consiglio di amministrazione regolarmente retribuito , affinché qualsiasi decisione abbia un carattere collegiale e non dia la minima possibilità di speculare sulla volontà o sull’impero economico del defunto imprenditore.
Così il consiglio di amministrazione in un primo tempo ha deciso all’unanimità di procedere, tenendo conto di eventuali e legittimi desideri attribuibili al cane, e, se necessario, con l’appoggio e i consigli di un esperto in psicologia canina.
Con soddisfazione di tutti, per celebrare l’eccellenza e la particolare bontà e mitezza dell’animale si è provveduto a stanziare un vitalizio per nutrire cani e gatti randagi del quartiere con abbondanti porzioni di cibi precotti, collocati in ciotole di terracotta, sparse in numerosi angoli di strade del quartiere.
Sul bordo di ogni ciotola la scritta “Da parte di Ghunter”.
“Ma che c’entrano i gatti?” Aveva in un primo tempo obbiettato la vicepresidente del consiglio di amministrazione. “sono note a tutti la scarsa simpatia e l’irritazione dei cani nei confronti delle mosse inconsulte e nevrotiche dei gatti.”
La delibera del consiglio di amministrazione specificava che, mentre per i randagi si sarebbe provveduto all’acquisto di rifiuti organici o tutt’al più a scatolette di cibo per animali domestici, per Ghunter una piccola equipe di cuochi avrebbe continuato a preparare le stesse pietanze riservate ai suoi padroni, che, quando erano in vita, dividevano ogni giorno con lui.
Si andava dicendo che la moglie, quando mangiava da sola, faceva sedere il pastore tedesco sulla sedia altrimenti destinata al marito e il cane veniva servito di tutto punto dal cameriere.
Ogni dubbio era svanito dopo l’intervento del vicepresidente inteso a ridare la massima dignità al rapporto tra cani e gatti.
“Signori potete anche non credermi, ma varie volte ho visto una gattina che aveva preso a poppare dalle mammelle asciutte di Ghunter. Uno spettacolo davvero incredibile, una situazione alla quale il cane si sottoponeva con calma indifferente, ma, credetemi, rivelando atteggiamenti di maestosa fierezza mentre offriva questa sua paternità e maternità a un cucciolo orfano di gatto. Il pastore tedesco ammirava con sguardo obliquo la gattina intenta al gioco di una alimentazione impossibile.”
La rivelazione del presidente a latere del consiglio di amministrazione, amico intimo del defunto imprenditore, aveva cancellato qualsiasi proposito di contrastare la proposta in discussione e ormai da dieci anni tutti i gatti del quartiere e i pochi cani randagi (in realtà due, un bassotto di dubbia provenienza e un bastardino rimasto nano) passeggiavano sazi e inoffensivi nelle piazze, nelle vie e nei vicoli della città.
“Incredibile, aveva solo mormorato qualcuno, un cucciolo di gatto che poppa alla mammella di un pastore tedesco.”
L’idea tuttavia che anche Ghunter trascorsi dieci anni sarebbe potuto morire era stata affrontata per tempo e, col parere di un collegio di legali costituzionalisti, il testamento era stato esteso ai discendenti del pastore tedesco, anche se non oltre la quarta generazione.
Io ho avuto la curiosa esperienza di incontrare il pronipote di Ghunter primo, un magnifico esemplare della stessa razza tanto simile ai precedenti da dare la sensazione che oltre alla fortuna economica il cane avesse ereditato anche l’immortalità.
Chissà cosa sarebbe accaduto se qualche anima bella avesse informato l’imprenditore che nel mondo ogni giorno circa trentacinquemila bambini muoiono di fame. Così, dall’alba al tramonto. Buon Natale.
Silvano Agosti
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LA FINE DEL MONDO.
Ero già a letto verso la mezzanotte e stavo appunto per perdermi nel sonno quando mi sono ricordato che dopo pochi minuti sarebbe iniziata la giornata del 21 – 12 – 2012, data ormai indicata nell’ intero pianeta come “la fine del mondo”..
Via Ottaviano era deserta, il Vaticano, evidentemente informato prima di chiunque altro che non sarebbe accaduto nulla, troneggiava imbellito da miriadi di luci.
Poi da piazza risorgimento girano l’angolo quattro ragazzi.
“Scusate, azzardo io, dove si va per la fine del mondo?” “Ma se manco è cominciato, perché dovrebbe finì?” Uno di loro a commento esegue un accordo con la chitarra.
La piazza Risorgimento è deserta tre taxi di servizio in attesa che accada qualcosa. Un taxista fuma semidisteso sul cofano della macchina. Mi avvicino.
“Siccome non ponno dì che finisce la crisi, pe’ dar fiato ai poveracci se so’ inventati la fine del mondo. Sti bastardi.”
E’ lui a parlare, prima ancora che io chieda qualcosa. Evidentemente ha seguito il mio dialogo con i ragazzi.
Mi avvio verso le mura vaticane. Un cane fuggiasco trotterella nella via deserta. Non si tratta di un randagio, ha tanto di collare in pelle con medaglietta.
Avrei voglia di chiederlo a lui se sa qualcosa sulla imminente fine del mondo. Nel timore che rispondendomi la confermi, taccio. Lui, sfiorandomi al passaggio mi lancia uno sbuffo di disprezzo tipico dei cani di lusso verso chi non ha a che fare con il loro nutrimento. Sulla panchina un uomo sulla cinquantina e una giovane donna stanno discutendo sommessamente di politica.
“Te le dico io che è una carogna, un vero mostro, lui sa benissimo che il debito pubblico è l’insieme dei soldi che si sono rubati. Ma fa finta di essere il salvatore della patria e invece sta solo salvando le banche.”
La donna sembra avere le idee chiare ma l’uomo scuote il capo perplesso.
“Ma ti rendi conto che stanno nascondendo a tutti e il tuo presidente mostro più di ogni altro, che il mondo dello sfruttamento e della sottomissione è finito
Avevano ragione i Maja, oggi 21 dicembre solstizio d’inverno finisce non il mondo, ma un mondo. Il mondo dell’arroganza e della prevaricazione, il mondo della violenza gratuita del potere. Il mondo dell’ipocrisia di Stato. Sanno benissimo che ormai tutta o quasi la gigantesca macchina produttiva nel mondo è totalmente automatizzata e che quindi prima o poi dovranno annunciare ufficialmente che è falso quello che stanno dicendo e cioè che non c’è lavoro. La verità è che non c’è più bisogno di lavoro, insomma che l’Essere umano è stato liberato dall’obbligo di passare la propria vita a lavorare è finalmente libero di vivere, perché i computer e le macchina automatiche lo hanno libera…”La giovane donna interrompe la sua sommessa rivelazione, mi ha visto.
“Scusate, avete qualche notizia sulla fine del mondo?”Chiedo.
L’uomo si scosta un po’ dalla giovane donna.
“Noi non siamo di qua, non siamo informati.” La sua compagna ride divertita.
Mi piace questa umanità priva di ostacoli nell’essere se stessa, pronta a giocare, come i ragazzi, pronta lottare come il taxista, pronta a vivere come la strana coppia sulla panchina. Gli altri, tutti gli altri stanno dormendo, in tutti i sensi.
caro silvano sono arrivata a 55 anni senza conoscerti, ma c’è un vantaggio: anche questa scoperta tardiva alimenta il mio stupore e contribuisce al mio personale rinnovamento in corso da oltre 15 anni e che nella mia prospettiva non dovrebbe arrestarsi più.
di per sè l’idea di questa evoluzione fluida e rivelatrice mi elettrizza e mi entusiasma. le tue parole mi risuonano dentro e sento una forte condivisione.
a presto.
Buon Mondo Silvano, hai ragione il loro mondo é finito, solo per il fatto che noi ne abbiamo visto un’altro che giá vive nei nostri cuori.
caro silvano, mi permetto di riportare un passaggio di un articolo di toni castellano su “reddito minimo” – bin italia, che mi ha ricordato le tue parole e i tuoi scritti:
“Il reddito minimo è una misura a favore della cittadinanza attiva. La sua introduzione rafforzerebbe il senso di appartenenza alla collettività (che non può ridursi a un fatto meramente psicologico). Determinerebbe inoltre un allentamento della presa del lavoro sull’esistenza e favorirebbe la nascita o il consolidamento di modalità alternative di produrre e di vivere. Si instaurerebbe un clima sociale meno esasperato, meno competitivo, più disponibile alla cooperazione.”
buona vita!
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