Diario

Questo primo secolo del terzo millennio sembra essere iniziato celebrando innumerevoli addii. Si tratta di addii apparentemente secondari, ma capaci di influire in modo drammatico sull’attuale destino degli esseri umani.
Addio alla Lira, addio all’Ecquo Canone, addio all’Articolo 18, addio alla Scala mobile, addio a un minimo di sicurezza non tanto sul futuro quanto sul presente.
Questi addii sono avvenuti tutti in nome della CRISI, rivelando che gli apparati che gestiscono il potere ogni tanto, non potendo più ricorrere come un tempo alla guerra, proclamano una sorta di auto condono alle proprie responsabilità eliminando una a una le conquiste ottenute da faticose e drammatiche lotte sociali.
Mi è stato chiesto di esprimere il mio pensiero, le mie emozioni, i miei ricordi relativi alla pellicola cinematografica. Prima di farlo tuttavia desidero parlare di un altro addio, di cui nessuno parla: i gestori del complesso apparato industriale nei territori di massima produttività, hanno scoperto che le macchine non chiedono un salario, non si ammalano, lavorano volentieri 24 ore al giorno e non hanno sindacati. E’ così che, in occasione dei grandi movimenti di lotte sociali degli anni settanta, hanno deciso di accelerare i tempi e gestire nel modo migliore la sparizione della cosiddetta Classe Operaia, oggi ormai quasi totalmente estinta.
E con la Classe Operaia è andato scomparendo anche il lavoro.
Tra non più di una ventina d’anni in realtà si potrebbe anche proclamare con entusiasmo che gli esseri umani, opportunamente organizzati, potranno finalmente vivere senza l’obbligo di un lavoro.
Si tratterà di dare ai piccoli lavori che sopravviveranno all’Automazione, un’ora, al massimo due ore al giorno.
Ma che se ne fanno i Gestori del Potere piccoli e grandi dell’idea di una umanità rasserenata e in grado di essere se stessa?
Beh, per non mettere in imbarazzo nessuno ora mi occuperò della pellicola. Non ne sarei mai stato capace senza accennare prima a questioni che ritengo fondamentali.
Da quando a vent’anni ho deciso che sarei stato un Autore e non un regista è iniziata una vera storia d’amore tra me e la pellicola.
Ogni immagine che osservavo la prendevo in esame dal punto di vista della sensibilità delle pellicole che avevo imparato ad usare. Il fatto che l’emulsione fosse costituita da microscopici granuli di bromuro d’argento mi dava il senso di frequentare una materia nobile.
La meravigliosa magia di una striscia infinita di piccola pelle, di pellicola, in grado di diventare la sola memoria creativa dell’arte cinematografica
Purtroppo la forte istanza del cinema Industriale ha soffocato o solo tollerato per quasi un secolo il cinema d’Autore. Per questo, dopo infiniti tentativi di essere usata anche creativamente dall’industria,, la pellicola ha deciso di andarsene e con lei il Grande Cinema, quello capace di restare, di superare i confini del tempo.
La geniale sensibilità di un poeta come Vladimir Majakovskij ha avvertito già nel 1923 i rischi che la pellicola incontrava se usata a scopo di esclusivo Profitto economico e ha celebrato la sua inquietudine con questi versi.

“Il cinema per voi è spettacolo
per me è una visione del mondo
il cinema è un atleta, il cinema è portatore di idee
il cinema svecchia la letteratura
ma il cinema è malato
l’Industria gli ha gettato negli occhi
una manciata d’oro
abili imprenditori,
con storie lacrimose
ingannano la gente…”

Il cinema, il mio cinema d’Autore, che tanto amo, fatto di immagini e di mistero, è ormai in esilio oltre i confini dell’industria e della mediocrità.
Lo andremo a riprendere, prima o poi, in digitale o in pellicola con tutti gli onori, e gli schermi torneranno
vivi. Addio dunque pellicola, la tua sparizione è paragonabile solo alla tua regaliltà di oggetto magico
capace di tramandare, se messo nelle giuste mani, emozioni, sogni e desideri.
Buon “Sempre” A tutti i lettori del mio Diario.

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CADENDO NELL’ANNO 2014 IL TRENTENNALE DEL CINEMA AZZURRO SCIPIONI DI CUI SONO IL FONDATORE E IL RESPONSABILE, NELLE DOMENICHE DI OGNI MESE PROIETTERO’ E PRESEN-TERO’ ALLE ORE 18.30 UN DIVERSO MIO FILM, IN MODO CHE NELL’ARCO DELL’INTERO ANNO SI POTRANNO VEDERE 12 LUNGOMETRAGGI E 12 MEDIOMETRAGGI INIZIANDO DA “IL GIARDINO DELLE DELIZIE” E FINENDO NELLE QUATTRO DOMENICHE DI DICEMBRE CON “LA RAGION PURA”.

LA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELL’UOMO PER ELEVARE LA QUALITÀ’ DELLA VITA
Hard Red Rock Future&Forecast
no money in space

http://finedeldenaro.sitiwebs.com/

Sempre in tema di “velocità del cambiamento” di cui la politica attuale non si rende nemmeno conto e non ha ancora capito che, quella che definisce crisi è in effetti un vero e proprio cambiamento dell’intera società, ecco che oggi, dopo le stampanti a 3 dimensioni (3D) in grado di stampare parti umane ed altro, si vanno sempre più diffondendo le auto senza pilota

La città inglese di Milton keynes ha annunciato che dal 2015 impiegherà una ventina di auto senza pilota.

Come abbiamo già accennato gli effetti di questa innovazione andranno a trasformare l’attuale società poiché non saranno più necessari gli addetti al traffico: vigili, polizia con tutto il loro sistema gestionale. Assicurare un auto che non avrà mai un incidente è tecnicamente possibile definirlo un assurdo e se le auto non avranno incidenti ci saranno meno infortuni che andranno a ridurre notevolmente le necessità dell’apparato sanitario ospedaliero. La categoria dei tassisti saranno inutili. La cartellonistica non ha senso per un auto guidata da un satellite e così via.

Riflettendo sui possibili effetti anche commerciali è possibile supporre che tali vetture possono essere posteggiate in grandi garage ed essere noleggiate e chiamate al proprio indirizzo con un semplice smartphone, influendo sia sull’acquisto dell’auto sia sull’edilizia che non necessità più di garage singoli poiché, una volta utilizzate, potranno essere destinate automaticamente al parcheggio.

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NOVEMBRE 2013
APRIRE GLI OCCHI SULL’ESSENZIALE
COSA CI SI PUÒ’ ASPETTARE DA UNO STATO PLURIOMICIDA SE NON SOLO UNA MORTE CERTA E PERCHÉ’?
Sarei veramente felice se tutti gli intellettuali, artisti, scrittori, autori cinematografici, medici, professori, papi, ricercatori, santi e profeti, guru e poeti etc. etc. ponessero come prima istanza delle loro riflessioni quotidiane alcuni aspetti tragicamente inspiegabili dell’attuale organizzazione sociale.
A) Che significato si nasconde dietro la pratica di uno Stato che offre ai suoi figli e cittadini un prodotto descritto come capace di ucciderli (IL FUMO UCCIDE). Cosa vuole ottenere lo Stato proponendo addirittura in vendita qualcosa che sicuramente, prima o poi, produce in chi lo usa solo morte dolori e sofferenze.
Vuol forse dire lo Stato “Caro cittadino, io ormai da secoli ho dimostrato di non essere capace né di avere la minima intenzione di produrre serenità e gioia ma, con le mie norme, leggi e editti determino in ognuno una certa e radicata forma di disperazione.
Ebbene come simbolo di una delicata forma di compassione nei tuoi confronti, caro cittadino, ti offro di anticipare la tua morte e magari tu mi paghi questo aiuto e io ti ho ridotto al punto che tu ogni giorno lo vai ad acquistare. Una mano lava l’altra. Se non ce la fanno le sigarette e il tabacco affiderò lo stesso compito di distruggere il tuo corpo con le immense quantità di monossido di carbonio che alcune centinaia di migliaia di automobili producono quotidianamente in ogni città”.
B) Che c’è di sensato nel fatto che ogni giorno muoiono di fame tra l’altro 35.000 bambini e al tempo stesso in questa Italia diretta da persone dichiaratamente dementi e verbose, accecate dai privilegi, le sole abili e in grado di assicurare sventure e catastrofi, vengono distrutte ogni anno 500.000 tonnellate di cibo, mentre la FAO da circa mezzo secolo sta studiando, tra festini e cocktail ad alto livello come risolvere il problema della fame nel mondo, quando basterebbe assicurare a questa umanità morente alcune delle centinaia di navi che scaricano annualmente nell’oceano tonnellate di grano e di riso per tenere alti i prezzi delle vendite?

C) E perché sapendo che col 5% ( CINQUE per cento) delle spese militari nel mondo si potrebbe procurare gratuitamente una casa ai sette miliardi di esseri che popolano questo pianeta e due pasti caldi al giorno, si insiste a voler difendere da improvvisati e ben organizzati nemici per garantire alle Lobbie del mondo militare e ai fabbricanti di armi un immenso flusso di denaro e anche qui di insensati privilegi? Ma perché mi ha chiesto un ragazzino il ministero della Difesa non si occupa di difendere le persone dalla fame e dall’indigenza?

D) Che umanità avremmo intorno a noi se le venisse garantito cibo e alloggio con le immense risorse prodotte da giganteschi agglomerati industriali tutti perfettamente automatizzati, senza più bisogno di manodopera operaia?

E) Perché ogni fonte di potere continua a ripetere la grande menzogna sulla mancanza di lavoro e non ufficializza il fatto clamoroso che si è raggiunto il meraviglioso traguardo del “non aver più bisogno o obbligo di lavorare” per via della perfetta automazione della produzione industriale? Le macchine non scioperano, non necessitano una paga, non si ammalano in genere non fanno errori e lavorano 24 ore al giorno e non producono intralci sindacali. E allora?

F) L’INTERA UMANITA’ E NOI TUTTI ASPETTIAMO UNA RISPOSTA.

CURIOSITA’ ; NITCHE, ESIMIO FILOSOFO DEFINIVA LO STATO “GELIDO MOSTRO” E I GIORNALI “VOMITUS MATUTINUS”

Terza lettera a Beppe Grillo

Caro Beppe,
Gli arretrati di stima profonda che nutro nei confronti del tuo intervento sulla massiccia immobilità del sistema sociopolitico in questo Paese, mi aiutano a scriverti questa terza lettera.
Nota che anche questa volta ti scrivo sollecitato da richieste che mi pongono nella necessità di esprimere il mio parere. Si tratta dell’emendamento di due portavoce senatori del Movimento 5 Stelle sull’abolizione del reato di clandestinità. Non conosco i patteggiamenti che hai condotto con il movimento a 5 Stelle e mi trovo d’accordo con te sulla necessità imprescindibile di trattare temi tanto fondamentali attraverso strutture assembleari o gruppi di ricerca.
Ma l’urgenza di affrontare a caldo la sospensione e magari l’eliminazione di un articolo abominevole di una legge ingiusta, in una situazione di emergenza, mi sembra si giustifichi da sè.
Non dimenticare che lo Stato, quello che tu vivi come Stato democratico, tanto è vero che hai portato dei cittadini in Parlamento, è uno Stato che determina con freddo cinismo l’incessante migrazione di menti eccelse, di esseri di qualità che qui non trovano alcuna possibilità di collocarsi e di condurre ricerche scientifiche o culturali.

Sulla faccenda dei due senatori che hanno proposto l’emendamento per abolire il reato di “immigrazione clandestina” mi pare dunque necessario operare una distinzione iniziale tra emigranti e profughi. Una prima riflessione escluderebbe dunque i profughi cioè i rifugiati politici da qualsiasi penalizzazione di legge o di trattamento. Infatti suonerebbe come un sarcasmo l’accezione di “rifugiato politico clandestino” e allora nel Paese che ha il culto della pastasciutta si preferisce attribuire il reato di clandestinità anche a gente che fugge da genocidi e feroci prepotenze, avendo come solo bagaglio il dolore per l’uccisione da parte dei regimi locali di figli, parenti e persone care.
Ma chi sono gli emigranti? Persone forse che partono dal loro Paese di origine dopo aver speso le poche e uniche sostanze, per avere un posto su un barcone e viaggiare di notte alla guida di esseri spietati non certo per conoscere il mondo o farsi una gita turistica, ma sono esseri umani le cui condizioni rientrano perfettamente nel citato Diritto di Asilo.
Il Diritto di asilo (o asilo politico, in greco : ἄσυλο ) è un’antica nozione giuridica, in base alla quale una persona perseguitata nel suo paese d’origine può essere protetta da un’altra autorità sovrana, un paese straniero, o un santuario religioso). La fame non è forse la più terribile delle persecuzioni?
Dato che l’Europa attualmente include 28 Paesi è naturale che se arrivano 2.800 disperati in cerca di aiuto, ogni Paese si impegni a una quota tra loro suddivisa.
Dunque caro Beppe qualsiasi legge che teorizzi il reato di “migrazione clandestina” a questo punto è in sè abominevole. Nel corso della mia vita, quando avevo vent’anni, sono riuscito a leggere sulla porta di un ristorante svizzero un cartello che diceva “proibito ai cani e agli italiani”
Anche se vincessi le elezioni con l’80 per cento dei suffragi, pensi davvero che ti permetterebbero di governare il Paese? E allora che fare?
Ognuno continui a svolgere nella massima umiltà il proprio ruolo per costruire una coscienza sociale, la più vasta possibile.
Secondo me, il tuo ruolo, preziosissimo, è quello del bambino che dice sorridendo “Il re è nudo” mentre tutti gli altri, intellettuali, politici, faccendieri e ciambellani continuano a lodare la bellezza dell’inesistente abito regale.
Ma siccome nessuno da retta ai bambini, hai fatto bene a chiedere la collaborazione dei tuoi sostenitori del movimento 5 stelle e di tutti coloro che li hanno eletti, così puoi continuare a produrre coscienza comune, patrimonio assai più importante del Pil.(Prodotto Interno Lordo)
Mi permetto di suggerirti di impiegare le tue energie per chiarire al massimo con i tuoi amici in parlamento le strategie e le tattiche che ritieni importanti, per non essere divorati dal Sistema. Ma prevedendo anche situazioni di emergenza e di autonomia decisionale come quello dell’iniziativa portata avanti dai due senatori, ai quali sento di esprimere tutta la mia umana solidarietà.

Silvano Agosti

Gualtiero Mite Guerriero

Spesso mi dicono che la mia presenza produce una certa serenità. Preciso subito che non si tratta di “un dono del cielo” ma di un distillato degli innumerevoli messaggi di profondo disagio esistenziale che mi comunicano le numerose persone che incontro. Gli Stati e i Governi producono fanghiglia e disperazioni? Tutto ciò va trasformato in acqua limpida e serenità.

I prestigiosi filtri per realizzare questa trasformazione sono la solidarietà, la coscienza della reale vastità e bellezza del pianeta e la consapevolezza delle grandi quantità di beni prodotti e in gran parte sprecati.
Forse è per via di questa mia serenità che Gualtiero, ex professore di Università, abitante da ormai quindici anni sotto la prima arcata di Ponte dell’Angelo, ha deciso di darmi la sua amicizia e di conversare con me, dopo sette anni di assoluto silenzio. Un barbone? No, un uomo garbato e mite che ha cambiato vita dopo aver capito che le strutture universitarie, a suo dire, sono una vera e propria truffa in relazione alla grandezza dell’Essere Umano.

Come il grande pittore russo di icone Andrei Rubliev che nel 1400, dopo aver percorso l’intero suolo della Russia e aver assistito a innumerevoli nefandezze del Potere su vittime di solito inermi, dopo aver constatato infinite ingiustizie ai danni dei più poveri, ha deciso, proprio come Gualtiero, di non parlare più e di smettere di dipingere Icone. Gualtiero, che all’università insegnava storia dell’arte, ultimamente mi ha espresso il proposito di abbandonare l’Italia. Varie volte mi ha avvertito che prima della partenza per altre terre, mi avrebbe inviato una lettera per lui molto importante e sulla quale ha riflettuto a lungo.
Ebbene proprio ieri ho ricevuto la lettera che ho letto e riletto. Non è un messaggio diretto a me, anzi per me neppure un cenno di saluto, proprio come accade nelle amicizie eterne. Sono corso col motorino a Ponte dell’Angelo ma della piccola tenda azzurra di Gualtiero non c’era più traccia.
Mi mancherai, carissimo amico, la sola cosa che posso fare per onorarti è di pubblicare integralmente la tua lettera sul mio Diario.

Lettera della quale ammiro la passione pur rifiutando alcune precisazioni, particolarmente quelle relative allodio amoroso e alle maledizioni, che hai maturato nel corso della tua vita nei confronti del Potere.

 

LETTERA AI PADRONI DEL MONDO

Miei poveri e disperati amici,
io non so né chi siete né dove abitate. Sono però certo che ognuno di voi, attuali padroni del mondo, sia all’avanguardia nella scala spettrale dell’infelicità e del vuoto interiore che, per vostra precisa responsabilità, invade attualmente il nostro meraviglioso pianeta.

Chi decide in modo permanente i destini del mondo intero sono, si dice, poche centinaia di individui. Addirittura qualcuno sostiene che coloro che veramente hanno il massimo potere decisionale sull’intera umanità non superino le trenta persone.

Non è certo da voi, quindi, che riusciremo ad avere informazioni per sapere chi siete e come siete, voi che lasciate tracce ovunque, e siete al tempo stesso impossibili da identificare. La miserabile concezione dell’esistenza che vi caratterizza tuttavia si evince osservando lo stuolo dei vostri servi, quelli che fanno parte dei Governi, che gestiscono gli Stati con un sistema politico incapace di tener conto e di capire l’immenso valore di ogni essere umano.

Per voi è vostro diritto inalienabile l’esercizio del potere di vita e di morte su alcuni miliardi di abitanti, asserviti a ritmi di lavoro laceranti o all’incertezza di un futuro nebuloso che tatticamente rendete sempre più oscuro. L’atto d’amore, il solo atto d’amore che mi è consentito nei vostri confronti è maledirvi, per i milioni di esseri umani che avete fatto morire nelle guerre, per i miliardi di esseri umani cui avete negato la possibilità di vivere, offrendo miserabili, faticose e contorte esistenze, invece di poter godere serenamente della gioia immensa e semplice della vita.Io vi maledico con tutto l’amore di cui la mia vita mi ha reso capace per il miliardo di bambini che avete fatto morire negli ultimi 50 anni, vi maledico sperando che l’intensità del mio amore vi faccia miracolosamente dissolvere, ovunque voi siate.

I vostri panni puliti grondano d’ un intero oceano di sangue, e le ottuse difese dei privilegi formulate dagli intellettuali da voi comprati, generano in voi un vuoto incolmabile trasformandovi in esseri ancora più infelici di quelli che opprimete. Questa lettera non l’ho scritta pensando che la possiate ricevere, sicuramente nessuno di voi la leggerà mai. L’ho concepita, con l’aiuto dell’essere umano che è in me per dare ai vostri servi ignari e non la possibilità di scegliere.

Al vostro servizio infatti ci sono due tipi di sottomessi: i servi colpevoli e i servi ignari. I vostri servi più spietati sono quelli che mettete al comando degli Stati, le gerarchie potenti politiche e militari a volte anch’esse occulte, che controllano la tenuta del sistema sociale e del suo potenziale di inganno e di truffa esistenziale che giorno dopo giorno sono rigorosamente in grado di esercitare sull’intera umanità. I servi ignari sono miliardi di esseri, costretti a denominare i loro feroci oppressori con termini come Onorevole, Eccellenza, Eminenza, Presidente etc. ma in cuor loro, senza neppure deciderlo, vi coprono con l’onda immensa del loro disprezzo. Tutti costoro sono soggiogati da esistenze precarie, e voi sottraete l’ottanta per cento delle risorse impiegandole per la difesa e la conservazione dei vostri privilegi.

Non pensate che le mie maledizioni siano solo mie, gran parte dei vostri servi, senza neppure saperlo vi maledicono istante dopo istante dai serbatoi di contenimento nei quali li avete rinchiusi : le prigioni, le divise militari, le mafie, le catene di economie che si impongono con la violenza essendo sempre più prive di creatività e di intelligenza. Ecco perché io vi immagino disperati, tormentati dal non sapere le origini del vostro disagio, perché l’onda immensa delle maledizioni che miliardi di sottomessi vi inviano ogni giorno vi raggiungono nei momenti di solitudine estrema, quando, sulle soglie del sonno, finalmente incontrate il vuoto che vi dilania dopo aver congedata la prostituta da 100.000 dollari, o pensando ai figli che fingono di amarvi e con i quali non avete mai giocato, impegnati come eravate a decidere guerre e genocidi.

Pensate anche solo per poco se il mondo si svegliasse senza di voi. Pensate a un pianeta abitato dalla gioia. Forse anche voi, Padroni del mondo, di fronte a una gigantesca e incessante festa quotidiana, uscireste dalle vostra tane dorate travestiti da esseri reali e vi mischiereste volentieri con tutti gli altri per scoprire in voi l’immenso valore dell’Essere Umano paragonando al quale il ruolo di padroni assoluti del mondo sarebbe solo una squallida torturante parodia. Forse finalmente accadrebbe il miracolo capace di seppellire nelle oscurità della Storia i vostri abietti ruoli di onnipotenza.

Gualtiero

andrej rublev christ

Andrej Rublev

Venere

Venere
L’ho vista mentre cercava faticosamente di attraversare la strada. Il suo corpo, curvo fino all’inverosimile, la costringe ad alzare ritmicamente il mento per lasciare spazio di movimento alla punta dei piedi, tanto che, passando dietro un automobile ferma, la creatura sparisce, per tornare dopo qualche istante a esserci, srmpre più piegata in avanti. Uno spettacolo di equilibrio instabile mai visto prima. “La vedi quella?” dice sottovoce Ciccio, l’idraulico. “Quella sembra che abbia più anni di Gesù Cristo ma è ancora giovane. “Si chiama Venere. Per via della vita che ha fatto. Nel quartiere tutti gli uomini che adesso hanno 50 anni sono stati suoi ospiti, nella massima intimità che una donna può offrire.” “Certo che quando si tratta di donne anche tu parli come un esperto sapiente “la massima intimità che una donna puo’ offrire” Ma poi cosa è successo a questa povera donna?” “E’ successo che a vent’anni si è letta un libro sull’antica Grecia e sapendo che a Corinto le sacerdotesse del tempio di Venere avviavano all’amore i giovani della città, si è convertita al culto di Venere. Di nascosto dalla famiglia è riuscita a contattare centinaia di giovani e a praticare con loro le arti sacre dell’Amore. A ogni ragazzo faceva giurare di mantenere il segreto e, per non perdere il raro privilegio di congiungersi con la sacerdotessa di Venere, per quasi trent’anni miracolosamente tutto il quartiere è rimasto all’oscuro di tanta beatitudine. Ci sono andato anch’io da lei una ventina di anni fa e Venere era talmente esperta che ti faceva dimenticare di essere vivo, e quando poi tornavi al mondo rimanevi incantato per almeno un mese. Poi è scoppiato lo scandalo perché Venere ha avviato un minorenne all’amore. Il ragazzo era così esaltato che l’ha detto a tutti i compagni di scuola, dove Venere insegnava applicazioni tecniche.
Di notte la madre del ragazzo e altre quattro madri sue amiche hanno picchiato la Sacerdotessa fino all’alba e l’hanno ridotta così come è ora.“ Nel frattempo la povera donna è riuscita ad attraversare la strada e passa proprio accanto a noi, è un vero miracolo come riesca a muoversi. Ciccio mi strizza l’occhio. “Buon giorno Venere” La donna senza mai fermarsi mormora tre volte “Buon giorno”. “Risponde solo a chi è stato con lei. Pare che siamo quasi quattromila. Quando riconosce col fiuto quelli che ha iniziato, sorride beata” “E’ vero. Ha sorriso anche a te. E le cinque madri?” “Sono ancora in galera. Gli hanno dato quindici anni per tentato omicidio con l’aggravante del gruppo.” “E lei?” Gli indico Venere che sta faticosamente entrando nella metropolitana. “Tutti i giorni le va a trovare, sono diventate amiche.”

Caro Beppe,
molti mi chiedono di scriverti e riferirti i loro pensieri e tutti con grande rispetto per te. Ho deciso di farlo quando ho avuto la certezza che i tanti messaggi erano molto simili tra di loro e colmi sempre di un grande affetto per te. La sensazione principale posso riassumerla con la frase che mi sono trovato a dire prima delle elezioni, a Roma in piazza del Popolo, proprio dal palco allestito per il movimento 5 Stelle. Rivolgendomi direttamente a te ho detto che sfidare e combattere l’avversario non solo è legittimo ma può’ anche essere eroico, mentre infierire incessantemente sul cadavere del vinto non solo rischia di appartenere al percorso infido della paura e della viltà, ma indebolisce la figura del vincitore. E’ indubbio che la fantastica avventura che hai iniziato e ti trova inesorabile protagonista ha raggiunto dimensioni sorprendenti e quindi richiede ormai da te la massima naturalezza nella descrizione dei programmi da realizzare in futuro.
Si tratta, caro Beppe, di rimboccarsi ancor più le maniche e sospendere la tua accalorata quanto macabra descrizione di un regime in agonia e diffondere il più possibile l’immagine e le caratteristiche di un modo diverso e nuovo di concepire la vita, la produzione, la distribuzione dei beni.
Molti quando parlo loro di lavorare tre ore al giorno mi dicono una frase davvero tragica “Ma uno che lavora tre ore al giorno il resto del tempo che fa?” nel lavoro obbligatorio di otto o nove ore al giorno hanno dimenticato come si fa a vivere. Altri non si accorgono che le tante iniziative messe in programma dai tuoi avversari e che con infinita lentezza cercano perfino di realizzare, sarebbero state impensabili senza lo smisurato prologo della tua fin qui urlata avventura politica, senza i tuoi spettacoli, i tuoi comizi. Mi riferisco alla sospensione del finanziamento dei partiti o anche alla finta o reale eliminazione dell’Imu o perfino i ministri che si azzardano a proporre una legge sul conflitto di interessi. Frutti dovuti alla veemenza del tuo dire, alle tue rivelazioni di ogni possibile indice di corruzione che caratterizza il substrato di questo sistema ormai al suo storico tramonto.
A mio parere e anche nel rispetto di tutte le opinioni che ho raccolto sul movimento ora sarebbe tempo di chiedersi come mai nessuno parla della vera ragione dell’inesorabile crescita di mancanza del lavoro e della sparizione di decine di migliaia di piccole e medie industrie.
Eppure è noto che negli uffici pubblici e privati l’apparizione di ogni computer ha reso inutile la presenza di almeno dieci impiegati, cento computer hanno spazzato via mille impiegati, centomila computer hanno fatto sparire un milione di impiegati e così via e il processo di automazione nella grande produzione industriale, oltre all’euforia di scoprire che le macchine non scioperano, non si ammalano, non hanno orari né salari o sindacati, si è celebrata una crescita gigantesca dei profitti, una piccola, quasi insignificante parte dei quali, è stata impiegata per alimentare la cassa integrazione e le elemosine di sussidi vari.
Negli anni settanta e ottanta non si faceva altro che scrivere e parlare del sicuro trionfo dell’Automazione

“che nel duemila, al massimo nel 2010 avrebbe liberato per sempre milioni di lavoratori dal lavoro obbligatorio e dalla fatica.”

Tutto ciò, dietro lo scenario di menzogne offerto dal regime, è avvenuto e sta continuando ad avvenire, lo si desume dalla inesorabile crescita della “non occupazione” e alla sparizione di tutte o quasi le piccole e medie industrie e degli artigiani che formavano l’INDOTTO.
“Si dice indotto industriale, di solito, l’insieme di sotto industrie o artigiani che producono parti elementari necessarie alle grandi industrie per realizzare i prodotti finiti.” Si tratta di abbandonare l’assurda, irrealizzabile ambizione di una diversa e impossibile distribuzione della ricchezza, a favore di una diversa e possibile distribuzione della Povertà, la sola capace di sconfiggere la miseria che ancora affligge due terzi del mondo. Si tratta quindi, oltre ai non pochi programmi concepiti per vincere le fitte emergenze di un presente incerto, di incominciare a intravvedere una organizzazione del sociale fino ad oggi impensabile e cioè una diminuzione drastica degli orari di lavoro ( due massimo tre ore di lavoro al giorno) per ritrovare una piena ma anche umana occupazione. Si tratta di offrire a ognuno dei sette miliardi che popolano il pianeta un’abitazione e due pasti giornalieri. Per far ciò basti dire che sarebbe sufficiente una minima percentuale delle risorse economiche che nel mondo si spendono per gli armamenti, dando ai genitori, ormai impegnati nel lavoro non più di tre ore al giorno, la possibilità di occuparsi a lasciar crescere i propri figli nella libertà di essere se stessi, avendo come aula scolastica i parchi e come banchi di scuola gli alberi e il gioco come modalità di apprendimento. Il gioco, la più antica, naturale e completa cultura di relazione con se stessi e con gli altri.
Si tratta, caro Beppe, di osare immaginare e perché no? “descrivere” finalmente nei minimi particolari l’apparizione sul pianeta dell’Essere Umano, il massimo capolavoro che la Natura ha prodotto in alcuni miliardi di anni e che fino a oggi è visibile ed evidente solo in ogni bambino fino e non oltre i tre anni di età. Di conseguenza si tratta di veder sparire le miriadi di ruoli che imprigionano le maggioranze degli abitanti di questo meraviglioso Pianeta.
Caro Beppe, non descrivere solo il presente e lascia che la tua bella mente si abbandoni a immagina-re la società che bussa alle porte della Storia, quella descritta con poche parole dal grande Charlie Chaplin nel finale del suo film “Il grande dittatore”

“…tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro, in questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca è sufficiente per tutti, la vita può essere felice e magnifica ma noi lo abbiamo dimenticato, l’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio…abbiamo i mezzi per spaziare ma ci siamo chiusi in noi stessi, la macchina dell’abbondanza sta dando al mondo miseria e fame, la scienza ci ha trasformato in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi pensiamo troppo e sentiamo poco, più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza senza queste qualità la vita è violenza… la libertà non può essere soppressa, non cediamo a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano e vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare . Non vi consegnate a questa gente senza un’anima, combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano davvero il benessere a tutti gli uomini”

Caro Beppe, riposati. La tua vera preziosità è inimmaginabile ed è la stessa che caratterizzerà ogni essere umano quando potrà crescere finalmente in pace “per naturale virtù e sapienza”.

Un caro saluto
Silvano Agosti.

Ovvero : Per una ridistribuzione delle povertà.

Davanti alla grande libreria del quartiere due extracomunitari di colore offrono libri di fiabe africane e si inchinano in una danza a ogni cliente in uscita.
E’ raro che qualcuno dia loro retta e da alcuni anni mi fermo quasi ogni giorno a scambiare qualche riflessione. Sono tutti e due laureati e professori ad alto livello. Ma quando un colpo di stato ha chiuso e militarizzato le loro università, sono riusciti miracolosamente ad arrivare in Europa. “Che facciamo ci offriamo un caffè come pausa lavoro.” Chiedo. Insieme annuiscono con un sorriso luminoso e sempre con quel loro modo di camminare danzando si siedono con me al tavolino del vicino bar. Mi sarà difficile dimenticare le riflessioni dei due amici extracomunitari. In sostanza sostengono che se si continuerà a costringere la gente a sognare una diversa distribuzione della ricchezza, il pianeta terra è destinato a rimanere sempre più gravato da dilaganti miserie, guerre di conquista per sempre nuove postazioni petrolifere e conseguentemente alimentando veri e propri arcipelaghi di privilegio assoluto riservati a una piccola parte dell’umanità.
“Cosa pensate si possa fare in alternativa?” Chiedo al più silenzioso mentre l’altro gli dà un leggero colpo di incoraggiamento sulla spalla.
“Si tratta di smettere di programmare una diversa distribuzione della ricchezza che non soltanto è impraticabile ma sarebbe come organizzare una più vasta e globale distribuzione del virus dell’A.I.D.S. La ricchezza in quanto tale, infatti, è una vera e propria dannazione.”
Tace un attimo per controllare la mia reazione e io ho la forza di non dir nulla ma sorrido come se le sue parole mi avessero accarezzato il cuore.
“Quindi si tratta di organizzare una diversa distribuzione della povertà dove per povertà si intende la possibilità per ognuno di avere una casa e di poter disporre di due pasti caldi a scelta presso qualsiasi ristorante. E per poter realizzare questo per l’intera umanità, (7 miliardi di esseri) credimi fratello, basterebbe il 3% delle spese militari. Quando ogni essere umano ha una casa dive vivere e del cibo possibil-mente naturale ti assicuro che non cercherà altro se non di avere tanti amici, tanto amore, tanta curiosità nei confronti dei propri simili, del proprio corpo e dell’Universo in cui vive etc etc. Questo è quello che io chiamo “vivere nella povertà“ “Incredibile, anch’io sono arrivato alle stesse conclusioni.” “Una volta garantita a tutti la possibilità di nutrirsi e di ripararsi dalle intemperie, come gli uccelli, ognuno avrebbe il tempo di volare la propria vita.” “Allora, dico io, in nome dell’intera umanità battiamo il cinque.” Con stupore i due ragazzi extracomunitari mi capiscono. Spalancano le loro mani delicatamente rosate e le accostano con vigore alla mia.
Silvano Agosti
DUE PASSI AL SUPERMERCATO
Domenica mattina. Ore 10.00. Sono entro in un Supermercato. E’deserto. I prodotti, innumerevoli e perfettamente confezionati sembrano in attesa delle mani che li esaminerà, li controllerà, li sceglierà e infine li acquisterà. Ogni prodotto appare sottoposto e sottomesso a un ordine perfetto. Ho contato nel reparto formaggi una quarantina di marche diverse e allora mi sono accorto che il principio base su cui si erge un supermercato è la varietà dilagante e seducente dei prodotti, anche se a volte lo stesso prodotto viene offerto in venti diverse confezioni.
D’improvviso mi ritrovo nel Santo dei Santi del supermercato, il reparto dedicato alla pulizia della casa. Rimango abbagliato dall’incredibile varietà dàella merce. Mi metto a contare i diversi tipi e formasti di detersivi per i piatti e arrivo fino a 89 diverse bottiglie e contenitori . Mi domando cosa si nasconda dietro questa parata travolgente di marche e di varietà in una quantità che allude più all’ipotesi di una ossessione che a un reale bisogno.
Di fronte a questa vastità di scelta torna alla mente la mia cara nonna contadina che semplicemente per lavare i piatti usava l’acqua bollente e null’altro, trascurando quindi di inquinare le falde acquifere già pregiudicate da altre forme di aggressioni chimiche.
Nella parte centrale un commesso è intento ad allineare una miriade di marche di yoghurt.
“Buon giorno direttore.”
“Magari…” Sussurra il commesso. “Tu che passi la tua giornata nel supermercato, potresti scrivere un libro: “La mia vita in un supermercato” e poi chissà quante strane battute hai sentito dire da tutte queste donne che vengono a fare la spesa. Te ne ricordi qualcuna?”
“Beh, la più strana e incredibile me l’ha detta una cliente che si avvicina con aria misteriosa e mi chiede a voce bassa “Senta, mi può dire qual è il riso che piace tanto a mio marito?”
Credo di essere il solo ad uscire senza aver acquistato nulla, mi parrebbe di compiere un piccolo sacrilegio ad alterare l’ordine impeccabile di quello straordinario Museo del Consumo.

Decennale

Dieci anni fa ho scritto un libro intitolato LETTERE DALLA KIRGHISIA: un modo semplice di organizzare la società dove nessuno lavora più di tre ore al giorno nel rispetto del grande contributo offerto dalle macchine che hanno sostituito quasi ovunque la manodopera umana. Attualmente quasi tutta la Grande Produzione viene gestita da macchine e da computers.
In Kirghisia quindi ben 21 ore al giorno vengono dedicate alla vita, al sonno, ai figli, alle persone care,all’esplorazione del mondo, alla creatività. Ogni cittadino ha diritto a due pasti al giorno in qualsiasi ristorante e quando compie i diciotto anni gli viene affidata una casa che rimarrà a sua disposizione per tutta la vita .
Come compenso per le tre ore di lavoro puo’ disporre fino a 3000 euro al mese. I politici di ogni specie fanno del volontariato e continuano ad avere gli stessi diritti di quando lavoravano le tre ore. I Bambini, i Ragazzi, i Giovani si ritrovano tutti nei parchi (nominati VALLE DELLA VITA ) dove giocano fino a 18 anni. Il gioco è la forma più antica di creatività e con lo svolgersi delle varie età scoprirà infinite e sempre più complesse forme di gioco. Se a tre anni giocherà a far volare una piuma, a diciotto anni giocherà a far del cinema o a qualsiasi altro linguaggio creativo. Solo in caso di pioggia bambini adolescenti e giovani frequentano le varie Case dislocate intorno alla Valle della vita: Casa del Corpo Umano, Casa dell’Universo, Casa delle Arti, Casa della Fisica, Casa della Filosofia, Casa della Matematica. Un migliaio di computer programmati con tutto lo scibile fino ad oggi conquistato dalla mente umana in relazione al tema della Casa prescelta sono a disposizione . I Genitori, poiché lavorano un massimo di tre ore al giorno, possono a loro volta frequentare la varia Case o stare con i loro figli o esprimere la loro creatività.
Il libro in questi dieci anni è stato tradotto e stampato in Italiano, in Giapponese, in Inglese, in Francese, in Russo in Spagnolo e per celebrare il decennale farò in modo che sia presente in Internet come Ebook . Intanto offro ai lettori del mio Diario la prima lettera:
Prima lettera Kirghisia, Cari amici, non sono venuto in Kirghisia per mia volontà o per trascorrere le ferie, ma per caso. Improvvisamente ho assistito al miracolo di una società nascente, a misura d’uomo, dove ognuno sembra poter gestire il proprio destino e la serenità permanente non è un utopia, ma un bene reale e comune. Qui sembra essere accaduto tutto ciò che negli altri Paesi del mondo, da secoli, non riesce ad accadere. Arrivando in Kirghisia ho avuto la sensazione di “tornare” in un luogo nel quale in realtà non ero mai stato. Forse perché da sempre sognavo che esistesse. Il mio strano “ritorno” in questo meraviglioso Paese, è accaduto dunque casualmente. Per ragioni tecniche, l’aereo sul quale viaggiavo ha dovuto fare scalo due giorni nella capitale. Qui in Kirghisia, in ogni settore pubblico e privato, non si lavora più di tre ore al giorno, a pieno stipendio, con la riserva di un’eventuale ora di straordinario. Le rimanenti 20 o 21 ore della giornata vengono dedicate al sonno, al cibo, alla creatività, all’amore, alla vita, a se stessi, ai propri figli e ai propri simili. La produttività si è così triplicata, dato che una persona felice sembra essere in grado di produrre, in un giorno, più di quanto un essere sottomesso e frustrato riesce a produrre in una settimana. In questo contesto, il concetto di “ferie” appare goffo e perfino insensato, qui dove tutto sembra organizzato per festeggiare ogni giorno la vita. L’attuale concetto occidentale di ferie, invece, risulta feroce, quanto la concezione stessa del lavoro, non soltanto perché interferisce in modo profondo con il senso della libertà, ma perché ne trasforma e deforma il significato. Nel periodo delle ferie, milioni di persone sono obbligate a divertirsi, così come nel resto dell’anno sono obbligate a lavorare senza tregua, a sognare di trovare un lavoro o a guarire dai guasti e dalle malattie, causate da un’attività lavorativa coatta e quotidiana. Questo meccanismo delle otto ore di lavoro ogni giorno, produce da sempre tensioni sociali, nevrosi, depressioni, malattie e soprattutto la sensazione precisa di perdere per sempre l’occasione della vita. La proposta risanatrice di questi invisibili orrori, si è risolta nello Stato della Kirghisia, dove sono state realizzate una serie di riforme che in pochi anni hanno modificato le abitudini e i comportamenti dei suoi cittadini. La corruzione politica si è azzerata perché in questo Paese, chi appartiene all’apparato governativo, esercita il proprio ruolo in forma di “volontariato”, semplicemente continuando a mantenere per tutta la durata del mandato politico lo stesso stipendio che percepiva nella sua precedente attività. Quando ho saputo che ogni realtà politica nasce da una forma di volontariato, ho finalmente capito perché, ogni volta che vedo un rappresentante del parlamento italiano parlare alla televisione, c’è qualcosa sul suo volto che rivela un’incolmabile lontananza da ciò che sta dicendo. Ecco, ora mi è chiaro che chiunque abbia, come i nostri deputati occidentali, uno stipendio minimo di quaranta milioni di lire (circa 20.000 euro) al mese, non può in alcun modo essere convincente, in ciò che dice, pensa o fa. Qui in Kirghisia, la possibilità di dedicare quotidianamente alla vita almeno mezza giornata ha consentito la realizzazione di rapporti completamente nuovi tra padri e figli, tra colleghi di lavoro e vicini di casa. Finalmente i genitori hanno il tempo di conoscersi veramente tra loro e di frequentare i propri figli. I parchi sono ogni giorno ricolmi di persone e il traffico stradale è oltre quattro volte inferiore, dato il variare degli orari di lavoro. Le fabbriche sono in attività produttiva continua, ma chi fa i turni di notte lavora solo due ore. Già al terzo anno di questa singolare esperienza è stato rilevato un fenomeno molto importante. Il consumo di droghe, siga-rette, alcoolici è diminuito in modo quasi totale e i farmaci rimangono in gran parte invenduti. Certo, tutto ciò può sembrare incredibile a chi, come voi cari amici, è costretto a credere che l’attuale organizzazione dell’esistenza in occidente sia la sola possibile. In Kirghisia, la gestione dello Stato, oltre a essere una forma di volontariato, si esprime in due governi, uno si occupa della gestione quotidiana della cosa pubblica, l’altro si dedica esclusivamente al miglioramento delle strutture. Ho incontrato il Ministro per il Miglioramento delle Attività lavorative che ha in progetto, nel prossimo quinquennio, di ridurre ulteriormente per tutti il lavoro obbligatorio a due ore al giorno invece delle attuali tre. Il Ministro è convinto che solo una umanità liberata dal lavoro possa essere veramente produttiva. E’ anche certo che si possa scoprire l’operosità del fare, solo realizzando, nel tempo libero, ciò che si desidera. Ho fatto bene a decidere di rimanere in Kirghisia, e non me ne andrò finchè continuerò ad avere questa strana sensazione di vivere, qui, all’interno di un sogno comune.
Un abbraccio a tutti

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Ecco la mail della settimana

—–Messaggio originale—–
Da: Eva Turri [mailto:[email protected]]
Inviato: giovedì 11 aprile 2013 10.30
A: [email protected]
Oggetto: Grazie

Salve Silvano, io la vorrei semplicemente ringraziare per quello che pubblica nei suoi video, per quello che scrive, perché ascoltandoLa sembra tutto più semplice… Ho una bimba di un anno e mezzo che mi sta insegnando più di quanto non abbia mai imparato in vita mia ed ho il terrore di doverla buttare nel burattinismo dell’esperienza scolastica… Il terrore di perdere la sua spontaneità, di doverla incanalare in un sistema che ripudio! Cos’è successo ai bambini che giocavano per strada con le ginocchia sbucciate e le mani sporche?! Non si sentono più le urla dei genitori che chiamano per la merenda… Ci sono i bambini con gli occhi rovinati dalla tv, dal cervello intontito dai videogiochi, i genitori in fila alle casse dell’inferno… Grazie Silvano… Grazie!!! Eva

Cara Eva,

fai uno sforzo e porta la tua bambina al parco e magari se conosci altre mamme con bambine o bambini della stessa età, organizzati perché due di voi una volta la settimana portino i bambini a un qualsiasi parco. Magari dimenticando a casa i vari nintendo. Poi fammi sapere e tra un po’ dovrai chiamarla anche tu all’ora della merenda. Ogni sera stacca la corrente in casa per almeno una mezz’oretta e accendi qualche candela e raccontale o leggile qualche storiella o fattela raccontare da lei. In modo che nessun elettrodomestico funzioni. Non preoccuparti per il frigo se non lo apri regge. Pubblicherò se lo permetti questa tua bella lettera nel mio diario di Aprile.Forse una soluzione anche più importante è quella descritta nel diario di questo mese, stampato qui sopra, insomma inventati e realizza una tua piccola kirghisia in attesa che i Governatori del mondo si accorgano di essere anche più infelici dei loro governati e non impediscano l’esistenza della vera vita in tutto il mondo .
Un abbraccio,

Silvano